Giovedì 14 novembre, presso la Sala Laudato Si’ in Campidoglio, si è svolta l’iniziativa “Roma e la parità di genere nello sport. Ragazze e ragazzi a dialogo con le Assessore capitoline, atlete ed atleti”, organizzata da Insieme a Marianna APS nell’ambito del progetto “Dai tu un nome alla violenza”, che da oltre sei anni prevede lo svolgimento di corsi curricolari tenuti da giuriste ed esperti su bullismo, cyberbullismo, ‘revenge porn’, violenza contro minori, donne e soggetti fragili promuovendo nelle scuole la cultura della legalità, dei diritti inviolabili della persona e della parità di genere.
Al dibattito, introdotto da Licia D’Amico (avvocata e coordinatrice della struttura legale di Insieme a Marianna APS) e moderato da Mauro Caporiccio con il supporto delle tutor del progetto Benedetta Manasseri e Nunzia Laino, sono intervenuti la Presidente dell’Assemblea Capitolina Svetlana Celli, l’Assessora ai Lavori Pubblici e Infrastrutture Ornella Segnalini, l’Assessora alla Scuola, Formazione e Lavoro Claudia Pratelli ed una folta rappresentanza del mondo dello sport composta dalla squadra femminile del Montespaccato Calcio, dall’ex pallavolista di Serie A Mattia Rosso e dall’ex giocatore di calcio a 5 Fabrizio Terranova, che si sono confrontati con studentesse, studenti e docenti dell’I.C. Piaget-Majorana e dell’I.I.S. Leopoldo Pirelli di Roma.
L’associazione Insieme a Marianna APS, presieduta da Carmelo Calì, oltre ad organizzare cicli seminariali, convegni, laboratori di studio e di ricerca, sostiene in sede processuale, su quasi tutto il territorio nazionale, le vittime costituendosi parte civile accanto a loro. “Abbiamo pensato di organizzare un momento di riflessione e presa di coscienza sulla parità di genere non solo perché la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è ormai alle porte, ma anche perché gli ultimi mesi hanno registrato una vera e propria mattanza di donne e ragazze. Lo sport rappresenta uno degli strumenti più importanti di contatto con la collettività e di affermazione democratica. Pertanto, le testimonianze di atlete e atleti ci rivelano come lo sport sia una risorsa insostituibile per combattere la violenza sulle donne”. Così l’Avv. Licia D’Amico, in apertura di lavori, ha delineato gli obiettivi e le finalità dell’evento.
“Ringrazio Insieme a Marianna APS per aver organizzato questo momento di confronto e riflessione su una piaga sociale che dobbiamo continuare a combattere tutti insieme anche attraverso uno strumento di aggregazione sociale come lo sport. È fondamentale rivolgerci alle scuole, che sono il più importante luogo di crescita e formazione dei cittadini del domani”. Queste le parole di Svetlana Celli, che al termine dell’incontro ha invitato tutti i presenti a visitare l’Aula Giulio Cesare che ospita le sedute dell’Assemblea Capitolina.
“Sono sempre vicina a Insieme a Marianna APS, che sta portando avanti un lavoro molto importante perché ancora oggi gli stereotipi di genere fanno parte della nostra vita. Lo sport può aiutarci a superare i pregiudizi di genere che, come ci ricorda l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, limitano lo sviluppo dei talenti e delle abilità naturali delle ragazze e dei ragazzi, delle donne e degli uomini, nonché le loro esperienze nell’ambito dell’istruzione e della professione e, in generale, le loro opportunità nella vita”, ha affermato Ornella Segnalini, che ha poi ricordato l’impegno dell’attuale Amministrazione capitolina per la parità di genere sin dal giorno dell’insediamento attraverso la nomina di sei assessore donne e sei assessori uomini da parte del Sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri.
“Combattere e prevenire la violenza di genere è la grande emergenza sociale del nostro Paese e la battaglia nella quale siamo ingaggiati tutte e tutti, donne e uomini, ragazze e ragazzi di ogni età. Iniziative come questa non devono essere una bella eccezione ma la quotidianità del nostro impegno. È davvero importante che tutti i mondi professionali, sportivi, educativi e culturali siano protagonisti di questa battaglia perché dobbiamo costruire una società all’insegna della parità e non possiamo più accettare che ogni giorno avvengano uno o più femminicidi”, ha aggiunto Claudia Pratelli, prima di annunciare la prossima intitolazione del nuovo asilo nido di Tor Fiscale alla memoria di Marianna Manduca, giovane siciliana madre di tre bambini, assassinata il 3 ottobre 2007 in Palagonia, alle pendici dell’Etna, dall’ex marito che per mesi l’aveva minacciata di morte con il medesimo coltello con cui poi l’avrebbe uccisa.
Dal calcio alla pallavolo, rispettivamente la disciplina più seguita in Italia e quella più praticata dalle donne e nelle scuole, emozionanti e di alto profilo sono state le testimonianze sportive che hanno impreziosito l’evento e stimolato curiosità e osservazioni da parte dei tanti giovani provenienti dalle scuole secondarie di primo e secondo grado coinvolte.
“La nostra società sportiva ha valori etici e sociali molto importanti, siamo fortemente impegnati nella lotta alla criminalità organizzata. La parola ‘squadra’ è sinonimo di inclusione perché non possiamo vincere alcuna partita se non ci aiutiamo l’una con l’altra. Il campo da calcio è un posto dove ciascuna di noi può essere se stessa ed esprimere le proprie emozioni liberamente”, ha detto Irene Cafiero, difensore centrale della squadra femminile del Montespaccato Calcio, società dilettantistica che nel 2018 è stata sottratta alla criminalità dall’autorità giudiziaria per poi essere affidata alla gestione virtuosa dell’Asilo Savoia. “Finalmente anche in Italia la gente si sta accorgendo che il calcio non è uno sport soltanto per uomini. Lo scorso anno, con quasi 40mila tifosi accorsi allo Stadio Olimpico, Roma-Barcellona di Champions League ha segnato il record di spettatori nella storia del calcio femminile italiano”, ha precisato la centrocampista Claudia Fabi. A rappresentare la squadra femminile, che sulla propria maglia da gioco promuove sui campi del campionato nazionale di Serie C il numero antiviolenza 1522 attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, erano presenti in sala anche le calciatrici Sara Carnevali, Erika Burzese, Miriam Castellani, Alessia Schioppa e Ludovica Venditti.
In seguito, a prendere la parola è stato Mattia Rosso, ex pallavolista di Serie A con diverse presenze in Nazionale ed oggi allenatore, che ha evidenziato le peculiarità della disciplina della pallavolo e spiegato l’importanza della pratica sportiva per la crescita sana delle nuove generazioni: “La pallavolo è uno sport notoriamente a trazione femminile e che, soprattutto nelle categorie inferiori, prevede tanti campionati misti con squadre composte sia da maschi che da femmine. Inoltre, abbiamo ancora negli occhi l’oro olimpico conquistato dalla Nazionale femminile”. “Da qualche mese ho iniziato ad allenare e per me è un grande piacere insegnare a bambine e bambini le regole comunitarie che ogni sport di squadra richiede – ha proseguito Rosso – Attraverso la pratica sportiva i giovani si distaccano dal mondo virtuale ed imparano ad accettare la sconfitta, oltre che a gestire gli sbalzi umorali e caratteriali tipici dell’adolescenza. Nello sport non c’è spazio per la frustrazione ma prevale sempre la gioia di competere: perdi una partita ed il giorno dopo sei già in palestra ad allenarti per la gara successiva. Si tratta di valori che ragazze e ragazzi porteranno con sé anche fuori dal campo e sui quali potranno fare affidamento nella vita di tutti i giorni”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Fabrizio Terranova, che nel calcio a 5 ha difeso la porta di tante squadre di Serie A e della Nazionale italiana: “Lo sport è una passione che porta i giovani a vivere in modo sano. Sono cresciuto in un quartiere periferico della Capitale e per me è stato lo strumento che mi ha fatto uscire da contesti pericolosi aprendomi una nuova prospettiva di vita. Il ruolo del portiere, che per definizione è delegato a non far segnare ed a risolvere i problemi della squadra, mi ha insegnato ad affrontare e gestire l’ansia quando la squadra avversaria attaccava e questo mi ha aiutato anche nella vita”. Terranova, infine, ha raccontato un aneddoto sul suo esordio azzurro: “Nel 2003 ho fatto il mio esordio con la maglia della Nazionale a Teheran. In quell’occasione, per la prima volta sei donne avevano potuto assistere ad una manifestazione sportiva in Iran e questa notizia veniva trasmessa su tutti i telegiornali. Sugli spalti vi erano 15mila spettatori, di cui soltanto sei donne, e per loro era anche un evento da celebrare! Con i miei compagni abbiamo commentato a lungo l’accaduto sul volo di ritorno e non riuscivamo più a gioire per una partita di calcio. Il fatto che la parità di genere non venisse neanche contemplata ci ha ferito profondamente”.