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Carmelo Calì e Paola Giulianelli

Quando abbiamo saputo dell’assassinio di Marianna, al dolore per la sua morte si è aggiunta subito la preoccupazione fortissima per i suoi tre bambini. Non avevamo contatti frequenti con loro, ed i bambini praticamente non li conoscevamo: noi vivevamo a Senigallia, loro a Palagonia, mille chilometri a sud, ma abbiamo capito subito che non avremmo potuto far finta di niente. Avevamo già tre figli maschi, piccoli, ed i tanti problemi di una famiglia numerosa. Non ci abbiamo nemmeno pensato, perché se lo avessimo fatto razionalmente chissà cosa avremmo deciso. I bambini di Marianna non dovevano essere separati e finire in una casa famiglia dopo la tragedia che avevano vissuto, e se noi eravamo i parenti adatti ad accoglierli, allora, eccoci, noi ci siamo.

Era l’inizio di ottobre del 2007: prima l’affido temporaneo, poi l’adozione. I nostri figli oggi sono sei ragazzi pieni di energia, che ci contestano ogni parola che diciamo, come tutti gli adolescenti di questo mondo: fra scuola, sport, oratorio, vita quotidiana di ciascuno di loro, davvero siamo sempre in corsa. È’ stato sempre tutto bello e facile? No, non sempre. Due genitori, sei ragazzini da crescere, fare studiare, con la crisi economica ed il lavoro sempre a crearci mille preoccupazioni: gestire la casa e la famiglia numerosa è stato ed è impegnativo.

Il processo contro i magistrati che non hanno ascoltato le denunce di Marianna, rimasta in balia del suo assassino, è stata una prova davvero dura. In certi momenti ci sembrava una pazzia, questo processo di Messina, tanto lontano da raggiungere, tanto difficile da capire, ma ci abbiamo sempre creduto. Abbiamo consultato alcuni studi legali noti, dove ci siamo sentiti invitare a lasciar perdere: non era una iniziativa che sarebbe andata in porto. Poi abbiamo incontrato i nostri avvocati, ed oggi la storia ha avuto un altro epilogo. Una storia di abbandono e di morte è diventata il simbolo di una rivincita: la legalità ed i diritti inviolabili delle persone sull’inerzia, sulla disattenzione, sull’abbandono. Siamo stati in tante trasmissioni televisive, in tante redazioni di giornali, perché si doveva assolutamente parlare della storia di Marianna, di quanto avesse chiesto inutilmente aiuto, di come l’abbandono che lei aveva patito dovesse essere risparmiato ad altre donne nella sua stessa condizione.

Poi dal tribunale di Messina è arrivata la sentenza che ha condannato lo Stato italiano a risarcire (anche se non completamente ) i figli di Marianna per l’abbandono in cui la loro madre è stata lasciata dalla magistratura: di noi e della nostra sentenza hanno parlato tante televisioni e tanti giornali. Dopo poco tempo, la nostra storia è diventata un film Rai, destinato alla sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne in ambito familiare: vederci raccontati da Vanessa Incontrada, Giorgio Pasotti, dai ragazzini strepitosi che hanno impersonato i nostri figli, è stata davvero un’esperienza insolita e bella. Oggi il nostro impegno prosegue: con l’Associazione “Insieme a Marianna” intendiamo parlare della violenza contro le donne e contro le persone di minore età nelle scuole: quest’anno partiamo da Senigallia, dove viviamo e dove i nostri figli vanno a scuola, e da Palagonia, dove Marianna ha vissuto e dove è stata uccisa. Ci proponiamo di parlare alle vittime della violenza, ma anche ai maltrattanti, perché è indispensabile passare anche da loro per evitare che le cose si ripetano sempre uguali.

Alfredo Galasso, avvocato e professore

La tragedia di Marianna è uno dei molti casi di femminicidio che continuano a distruggere la vita delle vittime e a turbare profondamente la coscienza collettiva. Ma nel suo caso ci sono due vicende particolari che hanno sollecitato in me una forte passione professionale e civile.

I piccoli di Marianna sono stati accolti e poi adottati dai coniugi Calì e con i loro tre figli sono stati amorevolmente curati fino ad oggi. La seconda vicenda è quella giudiziaria.

Il Tribunale di Messina ha riconosciuto il diritto dei figli Marianna al risarcimento del danno subito per la morte della madre nei confronti della Presidenza del Consiglio a causa della colpevole inerzia della Procura competente a fronte delle numerose denunce coraggiosamente presentate da Marianna verso il proprio marito aggressore.

Queste due vicende mi hanno convinto che occorreva fare qualcosa di più: fondare un’associazione che abbia lo scopo di stimolare e sorreggere il coraggio di altre donne minacciate nella propria vita e nella propria libertà, intrecciando come per Marianna impegno professionale e morale.

Licia d’Amico, avvocata

La storia di Marianna, dei suoi figli e dell’impegno coraggioso della famiglia Calì mi ha coinvolto più di quanto io stessa avessi previsto.

In questo processo mi ha animato la convinzione che un cittadino deve poter trovare, sia pure alla fine di un percorso lungo, travagliato, difficile, una parola di giustizia.

Le udienze al tribunale civile di Messina non le dimenticherò: Carmelo Calì arrivava dopo la notte passata in treno per risparmiare tempo e soldi; noi a spiegare a dei giudici le ragioni per le quali avrebbero dovuto riconoscere la grave responsabilità di loro colleghi.

Dopo la sentenza, non poteva finire qui: la storia di Marianna, dei suoi figli, ed un po’ nostra continua all’interno di questa associazione, proprio Insieme a Marianna.

Mauro Caporiccio, scrittore

Sono nato a Fondi (Lt) nel 1963, laureato in Scienze politiche, vivo a Roma con la mia famiglia. Dal 1990 ho iniziato a collaborare con la Rai.

Sono stato autore di “Uno Mattina”, “La Vita in diretta”, “Enigma”, “Petrolio”, “Cose nostre”, “Fuori Luogo”, “Rai sport”, “Rai News”.

Alcune storie tratte dalla cronaca che ho raccontato nei programmi televisivi, le ho trasformate in soggetti e sceneggiature e sono diventate fiction di successo di Rai Uno. Tra queste, la miniserie “Al di là delle frontiere”, regia di Maurizio Zaccaro, con Sabrina Ferilli, il tv movie “Il figlio della luna”, regia di Gianfranco Albano con Lunetta Savino, vincitore premio miglior film ai festival internazionali della Tv di Shangai e di Montecarlo, la miniserie “Mister Ignis”, regia di Luciano Manuzzi con Lorenzo Flaherty e Anna Valle.

Nel 2018 ho scritto con Andrea Porporati, che ne ha curato anche la regia, il film di Rai Uno “I nostri figli”, sulla storia vera degli orfani di Marianna Manduca, vittima di femminicidio, adottati da Carmelo Calì e da sua moglie Paola Giulianelli.

Con Carmelo Calì, quando ci siamo conosciuti nel 2007, è nata subito una profonda amicizia. Carmelo ha testimoniato in tanti programmi televisivi il coraggio della scelta di accogliere nella sua famiglia i figli di Marianna, e la richiesta di giustizia per lei, che fino all’ultimo ha creduto nella giustizia: lui davanti alle telecamere, io dietro. Per me in quei momenti era importante, come gli amici veri, oltre il mio lavoro, stare dalla sua parte, dalla parte della sua bellissima famiglia, e di tutte le vittime come Marianna.